Agnese Azzarelli sull’albo illustrato di Elham Asadi e Sylvie Bello
Per qualsiasi storia ho bisogno di avere foto in bianco e nero, anche a colori, degli anni ottanta. Ci deve essere qualcosa di nostalgico.
Sylvie Bello
La nostalgia riflessiva si sofferma sui ruderi, sulla patina del tempo e della storia, sui sogni di un altro luogo e di un altro tempo.
Svetlana Boym, Ipocondria del cuore: nostalgia, storia e memoria
Una lastra di vetro, un foglio e dell’inchiostro per raccontare un’antica leggenda del folklore iraniano. Quest’antica leggenda, raccontata da Elham Asadi, è una storia senza tempo che si intreccia alla soavità dei monotipi di Sylvie Bello. Ogni anno Naneh Sarma, che vive in cielo oltre le nuvole, attende l’arrivo di Norooz. Questo tempo è colmo di attesa per il futuro sposo. Anche Norooz sogna Naneh, ma quando finalmente arriva da lei, la trova immersa in un sonno profondo a causa della lunga attesa.
Questa storia, pur proiettata nel tempo dell’attesa, ha in sé qualcosa di nostalgico, come se il tempo remoto e quello della speranza avessero, in fondo, qualcosa in comune.
Sylvie racconta di come non abbia avuto difficoltà a mettersi nelle scarpe della bambina, quasi fosse stata lei stessa la protagonista di questa lunga attesa. Le sensazioni di Naneh Sarma sono impresse dentro di lei e, soprattutto, Sylvie non ce ne parla, ma indugia sul finale: un finale che è molto più di un THE END, quanto un punto interrogativo, capace di smuovere il lettore, lasciando a lui la possibilità di scegliere come la storia andrà a finire.
Per Sylvie, quella dell’albo illustrato è stata una ricerca appassionante. Quasi fosse una piccola regista, come in un gioco, l’illustratrice, nata a Besançon, ha operato delle scelte: a cominciare dalla ricerca dei costumi, dall’indagine sui personaggi. Un piccolo lavoro di regia. L’albo illustrato è il modo di esprimersi a lei più congeniale: un lavoro che, lasciando spazio alla componente artistica, pone un limite, ovvero quello del testo, che le ha permesso di esprimere a pieno la sua espressività.
Sylvie ora vive e lavora nello Trièves, circondata dalla natura, in uno scenario di montagna. Qui ha realizzato i suoi ultimi schizzi. Questa presenza, a suo modo rumorosa, tra le onde del fiume, lo scricchiolio della legna, il fruscio delle foglie, il ronzio degli insetti e i versi degli animali che in questa ragione si affastellano, sostiene e aiuta l’illustratrice, dandogli forza, invitandola a fare le cose con più calma, realizzando l’opera nel suo tempo naturale.
Un lavoro che trascorre dal bianco e nero ai colori. Ma, sempre, Sylvie tende a ricreare ambienti nei quali vorrebbe vivere. Da qui un ordito di futuro prossimo e trascorso, che allieta.
Albo illustrato pubblicato da Topipittori, 2021