Gianluca Carchia
Dal 17 al 20 novembre, presso la Nuvola di Fuksas all’Eur, si è svolta la seconda edizione della Roma Arte in Nuvola. La fiera, che vuole diventare il punto di riferimento per il collezionismo del centro-sud Italia, è stata ideata e diretta da Alessandro Nicosia con la direzione artistica di Adriana Polveroni e quest’anno ha visto la partecipazione di 140 gallerie, anche internazionali, di cui 4 selezionate dalla Regione Lazio. Inoltre, a fare da contorno, più di 15 progetti speciali che comprendono grandi mostre, installazioni, performance e talk.
Il percorso di consolidamento del mercato dell’arte contemporanea prosegue anche quest’anno. La proposta artistica, poliedrica e multifunzionale, offre una vetrina a tutto il sistema dell’arte italiano. Infatti, la fiera è stata divisa tra il General Floor, che ha ospitato l’arte moderna, e il Forum, il quale ha ospitato le gallerie che valorizzano l’arte di oggi. Infine, proprio all’interno della Nuvola, è stato allestito uno spazio per svolgere i talk e l’assegnazione dei primi finali. Questi, come si legge dal comunicato, sono stati assegnati come segue:
Ad aggiudicarsi il premio “The Best”, in ex aequo, la Galleria Alberta Pane (Venezia, Parigi) e la galleria Richard Saltoun (Londra, Roma) per la miglior presentazione dei rispettivi artisti, rimarcando la responsabilità ed il piacere per una galleria nel presentare nel modo migliore un esponente di punta della propria scuderia. Il Premio “Young” - offerto dalla Regione Lazio per incentivare e valorizzare i giovani artisti under 35, nati o che lavorano nel Lazio, va alla Galleria Benappi di Torino con l’artista Guendalina Urbani. E ancora, il Premio “Rock” assegnato alla galleria NM Contemporary (Monaco) per la presentazione più originale dello stand e, infine, il Premio “Absolute Modern” vinto dalla Galleria ED di Piacenza per il miglior allestimento fra le gallerie di Arte Moderna, sfatando il luogo comune della minor attenzione riservata da questa tipologia di gallerie rispetto al mondo del contemporaneo.
Tuttavia, il successo, secondo gli organizzatori, non è stato solo degli espositori. Infatti, quest’anno hanno presenziato alla fiera 36.000 spettatori, aumentando di poco i numeri dello scorso anno. Sono numeri incoraggianti che gli addetti ai lavori devono analizzare e cercare di valorizzare per far diventare veramente Roma il centro dell’arte contemporanea italiana. Come dichiara Alessandro Nicosia, il bilancio può dirsi positivo:
Lo straordinario risultato di questa seconda edizione ci dimostra che la strada è ormai tracciata e ci conferma che la grande scommessa intrapresa lo scorso anno è stata vinta. ‘Roma Arte in Nuvola’, con la sua proposta artistica di alta qualità e di ampio respiro, è oggi una manifestazione in grado di assecondare la ‘personalità artistica’ della Capitale, nonché quella del Centro e del Sud d’Italia, amplificandone l’identità ben oltre i confini nazionali. La grande affluenza di pubblico – continua Nicosia - che ha caratterizzato i quattro giorni della manifestazione, con più di 16.000 presenze registrate nell’ultima giornata, malgrado le difficoltà della domenica ecologica, è per noi motivo di grande orgoglio: una grande ‘festa dell’arte’ dedicata al grande pubblico, dai semplici curiosi alle famiglie fino ai tanti giovani che hanno manifestato apprezzamento e sentita partecipazione.
General Floor e Forum
Bilanci e numeri a parte, è il momento di parlare veramente di cosa è stato esposto alla Nuvola.
Il piano terra ha ospitato le gallerie più conosciute. Da Russo a Fidia, passando da Futurism and Co., Berardi, Tornabuoni, Scarchilli, Muciaccia e Farsetti, le quali hanno messo a disposizione un patrimonio di opere veramente importante. Le loro collezioni comprendono tutto il Novecento.
A partire dalla galleria Futurism and Co. che da anni offre al pubblico romano una vasta selezione di opere del Futurismo, appunto. Lo stand, quest’anno, ha presentato, tra le altre, anche una nutrita selezione di opere di aeropittura.
Quindi, accanto ai Balla e ai Prampolini, erano presenti i dipinti di Crali e dei meno conosciuti al grande pubblico come Ciacelli e Di Bosso.
Le “Forze del Cielo”, questo il titolo dell’esposizione, presenta l’evoluzione durata circa quindici anni del movimento futurista. Dalle linee-forza di Balla e Boccioni, lo spazio e gli oggetti si sono evoluti grazie alle scoperte tecnologiche.
L’aereopittura, la cui fortuna è spesso associata al fascismo, esprime la necessità dell’uomo di emanciparsi e di utilizzare il volo come strumento esplorativo.
Proseguendo in questa rapida rassegna, non si può non citare il gran lavoro svolto dalla galleria Tornabuoni che, a breve, aprirà anche una sede a Roma. Per testare il pubblico, la galleria ha proposto una importante mostra antologica su Pietro Dorazio. Il cofirmatario del Manifesto di Forma 1 era presente con circa 30 opere le quali hanno offerto una panoramica sul suo percorso da astrattista. Dalle prime opere degli anni Cinquanta, dove il segno e il ritmo erano dati con pennellate dense, ai “reticolati” in varie cromie degli anni Settanta. Una pittura ritmica, piena di contrasti con punti di luce e ombra che non significa altro che sé stessa. Il puro astratto quindi, che la galleria Tornabuoni ha saputo valorizzare dedicandogli uno spazio in fiera.
Dall’astratto puro e dalla sapiente composizione di Dorazio, passiamo alla Galleria Berardi, storica e romana, che ha portato in fiera una piccola selezione dell’arte a cavallo tra l’Otto e il Novecento.
Prini, Ferrazzi e Sironi, primeggiano nei corridoi della fiera su pareti giallo ocra, a dimostrazione di cosa è stata l’arte a Roma nei secoli passati.
La prima metà del secolo scorso invece è coperta dalla maggior parte delle gallerie in fiera. Angeli, Schifano, Boetti, Christo, Festa, Mambor, Capogrossi e Accardi erano visibili in molti dei padiglioni presenti. Una fiera, almeno al primo piano, che ha voluto mostrare il panorama romano sia dal punto di visto artistico che collezionistico, il tutto con criterio.
Il Forum, invece, ha offerto la possibilità alle gallerie più recenti di esporre i lavori dei propri artisti. La scena contemporanea del centro-sud si è mostrata nella totalità poco appetibile e, in alcuni casi, non idonea alla fiera. Solo poche gallerie, come la Muciaccia e la già citata Solito, hanno presentato opere veramente interessanti dal punto di vista realizzativo e concettuale. Lo stacco dal piano terra al primo piano si è rivelato enorme, anche se bisogna fare una distinzione tra cosa è stato arte e cosa lo è oggi. Molto probabilmente, proprio questa differenza ha fatto risaltare all’occhio l’enorme divario che esiste tra l’arte storicizzata e quella che può essere considerata l’arte del dopodomani.
Anche al primo piano, accanto alle gallerie più recenti, hanno trovato sede i cosiddetti progetti speciali. A partire dalle fotografie di Mario Carbone e Stefano Fontebasso De Martino dalle collezioni della Sovrintendenza Capitolina, che riprendevano Joseph Beuys, Keith Haring e Hermann Nitsch a Roma. Collocate in uno stand a parte, le fotografie sono state una importante occasione per cogliere il lavoro di questi tre importanti artisti che con l’Italia hanno avuto un rapporto particolare, nelle figure, soprattutto, di Beuys e Haring.
Interessanti anche le installazioni, tra cui quella di Stefano Canto, il quale si è presentato con la Galleria Matéria di Roma. Il Monumento a Theo Van Doesburg (2011-2018) è una personale lettura del movimento De Stijl e del suo ideatore, appunto Van Doesburg. Lo spartito geometrico, solitamente dipinto con i colori primari, alla Nuvola ha trovato la sua materializzazione attraverso un procedimento che si può intendere architettonico. L’artista, quindi, relazionandosi con le costruzioni moderniste dell’Eur, si interroga sui valori del tempo e dello spazio. Se Mondrian intendeva questi in senso plastico e unitario, secondo i principi della teosofia, Canto, utilizza questi come strumento per creare un’opera partecipata e partecipativa.
Anche quest’anno la Regione Lazio ha dato il proprio contributo a sostegno dell’arte e della cultura contemporanea, offrendo la possibilità a quattro gallerie di partecipare alla rassegna. Di particolare interesse erano i lavori esposti della Galleria Faber e di Medina Art Gallery. La prima realtà romana ha presentato il lavoro di Keisuke Matsuoka, sculture giapponese, attualmente residente a Roma. L’esposizione, che si presentava in una forma particolare di installazione site-specific, ha offerto una analisi sulle componenti spirituali e morfologiche dell’essere umano; un lavoro di composizione e di scomposizione che si pone come obiettivo quello di rintracciare e analizzare i legami relazionali dell’essere umano. La Galleria Medina, invece, in ottemperanza ai dettami del Bando di partecipazione emesso dalla stessa Regione Lazio, ha offerto una istantanea sul lavoro di Alice Pasquini. La famosa Urban Artist, era presente in mostra con i suoi lavori di studio ma che hanno uno stretto collegamento con le opere che svettano sui muri di tutto il mondo. Il dato emozionale e psichico sono gli elementi che contraddistinguono la sua ricerca, il tutto condito da una esplosione sinestetica di vernici colorate e sicuramente di impatto.
Qual è l’anima della fiera?
La Nuvola, come le altre fiere d’arte, non è unicamente un luogo di mercato ma presenta anche l’opportunità per organizzare eventi culturali come incontri, seminari e presentazioni di progetti relativi al settore della cultura. Per le gallerie, indubbiamente, è stata una occasione per tessere relazioni professionali e, soprattutto, per vendere le proprie opere. Sebbene non sia stato possibile raccogliere i numeri riguardanti le vendite, il successo di quest’anno si deve quindi al pubblico. Il dato sociale ha fatto della fiera un bene di esperienza, dove il dato della partecipazione è composto sia dai beni e dai servizi offerti che dalla modalità dell’esperienza vissuta.
Fruire di alcune rarità, come i Dorazio, i Sanfilippo, i Mitoraj e soprattutto i Futuristi, è stato rilevante per aprire una finestra nella storia dell’arte contemporanea sia dal punto di vista strettamente storico-critico che riguardo la loro destinazione. Quindi, soprattutto per le opere più antiche, si ritiene opportuno svolgere una riflessione.
Senza nulla togliere all’ottimo lavoro di gestione della galleria che possiede determinate opere d’arte, il cui valore è in gran parte inestimabile, è evidente che tali opere meritano di essere collocate in un museo, possibilmente di arte contemporanea. Roma, con il MAXXI, il Macro, la Galleria Nazionale e quella Comunale, ognuno con la propria mission, offre al pubblico una diversificata offerta culturale. In fiera, queste opere, purtroppo, perdono il loro valore storico per assumere un valore strettamente commerciale. Quindi, questi dipinti sarebbero più valorizzati se posti in museo piuttosto che in fiera o in galleria. Le gallerie private sono accessibili e fruibili gratuitamente (in orari lavorativi), però la vera destinazione di queste opere, soprattutto di quelle più rare, dovrebbe essere quella museale e non del salotto di casa.
Quindi, come accennato in apertura per Futurism and Co., le grandi istituzioni hanno avuto la possibilità di fare acquisti per i propri musei in modo da offrire al grande pubblico la possibilità di misurarsi con tutta l’arte degli ultimi due secoli, andando oltre Van Gogh, gli Impressionisti e tutte le altre mostre mercato che oggi vanno tanto di moda.
L’Italia e poi l’Europa, negli ultimi cento anni, hanno prodotto una quantità di artisti che hanno fatto e continuano a fare la storia dell’arte e non solo. Pertanto, è pensabile che una fiera non può mettersi alla pari di un museo in quanto livello scientifico e storico, dato che il suo fine è commerciale. Quest’anno, gran parte delle opere presenti al piano terra, erano meritevoli di essere esposte al grande pubblico, studiando magari percorsi tematici di fruizione ai fini di una migliore comprensione.
Vista la complessità dell’arte contemporanea e del suo sistema, poter vedere nei musei opere come quelle di Christo oppure di Sanfilippo ed altri, gioverebbe a tutto il sistema cultura. Per non parlare poi dei futuristi cosiddetti di seconda generazione, troppo spesso, e ancora, tacciati di fascismo.
Infine, il bilancio può ritenersi positivo, sebbene sia ancora da intendere quale sia la vera anima della fiera romana. Infatti, se Artissima di Torino si basa completamente sul contemporaneo e Artefiera di Bologna solo sull’arte storicizzata fino agli anni Settanta, Roma si pone a metà, di fatto presentandosi come un prodotto incompiuto. Tuttavia, la Nuvola è al suo secondo anno e il miglioramento dell’offerta è palpabile anno dopo anno quindi questo fa sì che il futuro della fiera romana possa nel tempo sempre più definirsi e trovare la sua strada.
Bibliografia
https://artslife.com/2022/10/22/torna-la-grande-fiera-dellarte-moderna-e-contemporanea-roma-arte-in-nuvola-lucraina-sara-il-paese-ospite/
Marco Causi, Economia della Cultura, Pi Greco Edizioni, Roma 2022.
Cartella stampa della Roma Arta Nuvola.
https://www.finestresullarte.info/arte-base/piero-dorazio-astrattista-rivoluzionario-vita-opere-stile.
Simonetta Lux, Forma 1 e i suoi artisti. Accardi, Consagra, Dorazio, Perilli, Sanfilippo, Turcato. Catalogo della mostra, Gangemi, Roma 2003.