Carlo Rossi
In sette, a volte in dodici. Siamo in ordine e disordine, spingiamo in varie direzioni. Arrembanti come tempesta o immobili nella bonaccia, urticanti come vespe e placide come farfalle. Siamo state gloria, siamo stato dolore. Siamo state usate, astratte dal nostro mondo e poi rovesciate in un altrove per assecondare il piacere. Dovevamo coprire di caligine e dovevamo annunciare col fulgore.
Un tempo potevamo nascere solo da tutto ciò che era tangibile eppure, noi, no, non lo eravamo mai.
Ci hanno colpito, soffiato, pizzicato, grattato via come scorie da debellare, in reconditi arnesi inventati per indirizzare il nostro slancio.
Ci hanno catturato in pozze di austerità per poi buttarci nella tempesta, come prue in mezzo al mare, per assecondare metastasi di passioni.
Tensioni su tensioni, ritardi su ritardi, silenzi su silenzi: ci spronavano ad essere più nere della notte o più esuberanti di uno spurgo di sangue giovane.
Il nostro caos dinamico, forte e stabile, il nostro volo rapido e sfuggente s’incanala tra equilibrio e piena simmetria per elargire profondità e sostanza. Per questo, spesso il destino non corrisponde alla nostra natura. Ed è arduo sancire se è peggio dover affrontare un passaggio oltre le nostre capacità o, per contro, sentirsi domati dalla realtà che ci circonda. Non trovare un posto è tragico oppure farsesco: senza un ruolo siamo superflue, al posto sbagliato risultiamo ridicole.
E così ci hanno ingabbiate. Su carta, sono esplose legature, misure, segni e direzioni per consentire organicità e strutture architettoniche capaci di resistere alla nostra sterminata forza.
Raccontarci in chiavi di lettura utilitaristiche e da cui tutti potevano trarre un proprio leitmotiv, questo l’intento.
Noi tutte precipitiamo verso la morte. Una morte indefinita, sempre affrancata dal rigore delle leggi fisiche.
Eppure sempre prodighe dell’alternanza di esaltazioni e di critiche legittimate dal puro godimento.
E tutto ciò risulta manifesto perché siamo note.
Biografia
Carlo Rossi è incostante ed irrequieto, ma ha scritto:
– Giovanni è Patrizia, Offline
– Contabilità, Neutopia, segnalato da ItaliansBookitBetter
– La vetta invisibile, Rivista Blam
– Elena Caruso, Smezziamo
– Vengo da così lontano e Pelle, Formicaleone
– La notifica, di prossima pubblicazione
Altri racconti e poesie sono presenti su Typee a firma Karl Krasnyy
Dal 2012 è iscritto presso l’Ordine dei Giornalisti (freelance per testate online e cartacee).
Accreditato quale fotografo ha seguito svariati concerti lì sotto palco.
Ha vinto un premio fotografico internazionale, ma non vuole proprio dire quale.