Il fascino indiscreto della serigrafia rock

Un oggetto artistico con una sua storia peculiare, che arriva sino al poster rock e ai cosiddetti gig poster. Storia raccontata da Stefano Marzorati nel volume V.I.P. – Various Italian Printmakers. Una storia che annovera tra i suoi esponenti Jules Chéret e Toulouse-Lautrec; una storia che, a sua volta, saccheggia la storia dell’arte, tra Cubismo, Art Nouveau, Bauhaus e Art Deco; sino ad arrivare a noi, sino agli anni 2000, quando viene fondato l’American Poster Institute, capace di convogliare, in una manifestazione annuale, tutti i creatori di questi particolari oggetti. Le ragioni di questa permanenza, di questa parabola che attraversa chilometri di tempo e della nascita della Rock Poster Art, sono, nell’avviso di Marzorati, inscritte in almeno tre ordini di motivazioni: l’una di carattere psicologico ed emozionale, con «la “smaterializzazione” progressiva della musica […], la morte lenta del cd e l’insufficienza del suo packaging, il potere dei concerti live»; l’altra nel fatto che le serigrafie possano aver ereditato «quel ruolo che un tempo rivestivano le copertine dei dischi». Non da ultima, infine, una motivazione di carattere estetico. Il fascino indiscreto della serigrafia rock consiste forse in questo: nella riproduzione, nella deformazione e nel travestimento, pur nel sovvertimento delle icone canoniche della cultura artistico-popolare. Sino al 31 Ottobre 2021 ne avremo un saggio allo Smooth Bar di Milano.