Sofia Busignani
I primi modelli viventi furono degli uomini. Secondo la storica della moda Alison Matthews David, verso gli anni Venti del 1800, alcuni sarti iniziarono ad assumere uomini di bell’aspetto per mostrare le loro ultime creazioni nei luoghi più alla moda di Parigi e dintorni. La pratica sembra essere stata ampiamente in uso fino alla metà del secolo, riportata ripetutamente in fonti scritte del periodo. Questi uomini erano percepiti in maniera pietosa dalla maggior parte dei contemporanei, che li vedevano come dei poveracci, vestiti all’ultima moda durante il giorno per dover poi restituire tali abiti a fine giornata. Quando qualche decennio dopo Charles Frederick Worth (1826-1895) e altri couturiers presero l’abitudine di mandare le loro mannequins alle corse “Worth potrebbe semplicemente aver femminilizzato una pratica pubblicitaria da tempo comune tra i sarti”. Uno dei motivi per cui furono innanzitutto degli uomini ad essere impiegati per questa mansione può essere, forse, la maggiore libertà che avevano questi di andare in giro non accompagnati per la città all’inizio del XIX secolo.
Se affermiamo che Worth è l’inventore della figura della modella di moda, va ribadito che egli non inventò il mestiere di per sé, bensì lo professionalizzò. A differenza dei modelli maschi, che erano stati chiamati mannequins circa dal 1820, le prime modelle, da Gagelin verso il 1840 e da Worth dal 1850, non erano chiamate mannequins ma demoiselles de magasin. A volte venivano anche chiamate essayeuses (da essayer, provare) perché gli abiti che facevano sfilare erano prêtes à essayer, pronti per essere provati, a differenza di altri capi di alta sartoria. Nelle sue memorie, Jean-Philippe Worth, figlio di Charles Frederick, scrisse che quando sua madre Marie sfilò per la prima volta per Worth nel 1850 “la parola mannequin non era in uso… e, se lo fosse stato, sarebbe stato considerato un insulto”. Marie Vernet e Charles Frederick Worth si conobbero da Gagelin et Opige, dove Worth lavorava come commesso e Vernet come demoiselle de magasin. Una volta sposati, dopo che Worth diede vita al suo impero assieme a Otto Bobergh, Marie continuò il lavoro da modella, diverso in parte da quello svolto in precedenza in quanto, per una demoiselle de magasin, mostrare l’abito ad un cliente era una delle tante mansioni che doveva svolgere, tra cui anche quella di commessa. La rivoluzione di Worth fu quella di assumere ragazze il cui unico scopo era mostrare come appariva l’abito indossato, creando una squadra di mannequins con a capo Marie Vernet, la quale sfilò fin quasi al 1870 (anche durante entrambe le gravidanze) quando si ritirò come mannequin pur continuando a gestire le modelle.
Dunque, prima di Worth, era pratica comune nei grandi magazzini utilizzare le commesse per mostrare alcuni capi, tendenzialmente basici e già pronti. Nel momento in cui Worth iniziò ad imporre alle sue clienti abiti totalmente pensati da lui, anziché sottostare agli ordini di queste, sorse la necessità di mostrare l’abito completo prima del suo acquisto, per poter in seguito apportare qualche modifica. Se prima la prova dell’abito sul corpo dell’acquirente era uno dei primi passaggi, ora passava in secondo piano: prima si accetta il modello, poi lo si sistema. Gli abiti confezionati da Worth erano in maggior parte per eventi eleganti, che avvenivano di sera: il salon de lumières in cui le modelle si mostravano ai clienti, era ricoperto di specchi e illuminato a gas, quasi come un salone da ballo, in modo che la prova si avvicinasse il più possibile alla realtà. Gli acquirenti della maison Worth costituivano un mix sociale notevole, comprendente la vecchia aristocrazia e i nuovi ricchi, tra cui le cortigiane d’élite, e dal 1860 anche gli americani. Quasi sicuramente tutti questi preferivano vedere gli abiti su modelle in movimento, anziché su manichini immobili, specialmente gli americani. Non a caso le aziende che vendevano di più nel Nuovo Mondo, come Worth e Pinguat, furono pionieri nell’uso delle modelle di mod. Le modelle iniziarono ad avere una certa visibilità pubblica verso il 1880 quando iniziarono ad essere mandate fuori dalla casa di moda per mostrare le ultime mode sugli Champs-Elysées e ai Bois de Boulogne.
Testo tratto dalla tesi di laurea magistrale di Sofia Busignani, 1892 – 2021: la sfilata di moda e i suoi cambiamenti attraverso le pagine di “Vogue Magazine”.
Bibliografia
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MUSÉE GALLIERA, Showtime: le défilé de mode, 3 mars – 30 juillet 2006, Paris Musées, Parigi, 2006
PEERS, JULIETTE, The fashion doll: from Bebe Jumeau to Barbie, Berg, Oxford-New York, 2004
ROCHE, DANIEL, Il linguaggio della moda, Einaudi, Torino, 1991